La cultura di Ozieri
la cultura di ozieri, molto diffusa in sardegna, è stata una delle civiltà più antiche. Era caratterizzata dalla devozione alla dea madre, da un culto dei morti quasi maniacale e dall'abilità nella lavorazione della ceramica
Con l’introduzione dell’agricoltura alcune migliaia di anni fa, le popolazioni di cacciatori e raccoglitori che erano state nomadi divennero stanziali. Nacquero così i primi villaggi e le prime civiltà differenziate: una tra queste è la cosiddetta cultura di Ozieri, i cui reperti vennero rinvenuti nella locale grotta di San Michele e il cui arco temporale spazia approssimativamente dal 3500 al 2700 a.C. Siamo ben prima della civiltà nuragica, agli albori della civilizzazione.
Diffusa in quasi tutta la Sardegna, la Cultura di Ozieri era una società divisa in clan e dedita all’agricoltura: ecco perché la maggior parte degli utensili ritrovati sono pestelli, macine, vasellame e attrezzi di ossidiana. I villaggi, diffusi un po’ ovunque in Sardegna, erano costituiti da capanne circolari di pietra ricoperte da legno. La mancanza di fortificazioni fa credere che queste popolazioni vivessero in pace tra loro senza attriti con i vicini.
La Cultura di Ozieri si distingue per tre aspetti fondamentali, il primo dei quali è l’eleganza dei vasi in ceramica decorata con motivi geometrici e dotati di tripodi. Il secondo è il il culto della Dea madre che simboleggia la terra e del Dio Padre, raffigurato da un toro e onorato attraverso massi verticali detti "menhir”. Infine c’è lo spiccato culto dei morti con diversi tipi di tombe: ad ipogeo, megalitiche e le famose Domus de Janas.